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"In queste poesie le cose non indicano mai ciò che sono, gli oggetti che sfilano sul palcoscenico delle pagine bianche alludono ermeticamente ad altro, si congiungono incestuosamente a loro fratelli per dar vita a forme di mostruosa, impura, perversa e irresistibile bellezza. Non ci muoviamo mai nell'universo del finito, nel mondo del certo, del concretamente tangibile. Al contrario il lettore si trova disperso sugli assi cartesiani di uno spazio-tempo nebuloso, fragile, scivoloso, come in equilibrio su un burrone di verità. Forse questa raccolta dovrebbe essere corredata da una specie di avvertenza, un vero e proprio libretto delle istruzioni per l'uso; qualcosa del tipo: non vi aspettate versi d'inchiostro, bensì figure di sangue e polvere." (dalla prefazione)